La prima tappa del grande progetto è stata portata a termine il 30 Gennaio 2014. Sono le 2 del mattino. Non so quante volte ho già guardato l’orologio ma il tempo sembra rallentare, non passare mai. Ripenso ai giorni trascorsi, 11 da quando, a piedi, con i nostri grandi zaini sulle spalle, abbiamo varcato l’ingresso del Parco Aconcagua. Ora siamo qui, al campo 3, a 6000mt, -18° dentro la tenda.
E’ la seconda notte che passiamo in questo campo. Un piccolo spiazzo quasi pianeggiante, abbastanza riparato dai temibili venti Andini, dove trovano posto una quindicina di tende piene di alpinisti, di ogni nazionalità, che come noi ambiscono alla cima della Cumbre, il Tetto del Sud America.
Alle 6 finalmente, Paolo ed io, siamo pronti per muoverci. Non ne potevo più di stare sdraiato ad aspettare. Mentre sono chino ad allacciare i ramponi, il vento gelido delle prime ore del mattino, mi tormenta le mani ed il volto. Paolo si avvia verso il lungo pendio mentre io cerco di sbloccare un bastoncino inchiodato dal gelo. Son costretto a lasciarlo e parto solo con uno, la cosa mi infastidisce un poco ma procedo. Nello zaino ho una sacca con tre litri di acqua e nonostante il tubicino, che dovrebbe permettermi di bere, sia avvolto da materiale isolante, si congela.
Sono costretto a fermarmi ogni volta che devo bere. Aprire lo zaino e bere attraverso il grande tappo di riempimento della sacca. Per di più l’acqua è piuttosto fredda e posso bere solo piccoli sorsi tenendo l’acqua in bocca per scaldarla un poco prima di mandarla giù. Durante una salita le difficoltà impreviste son sempre presenti ma la difficoltà maggiore è data dalla nostra mente, è lì che si innescano pensieri di abbandono, di rinuncia, di grande fatica. Allora cerco di distrarmi. Cammino a testa bassa e penso alle persone che ho lasciato nella mia terra, agli amici con cui vado ad arrampicare la domenica, ai tanti allenamenti fatti sui sentieri vicino casa con lo zaino carico di bottiglie d’acqua. Così, un passo dietro l’altro dopo lunghissime ore di cammino, mi trovo a pochi metri dalla vetta. Ancora qualche passo e sono in cima 6962 mt. E’ una gioia indescrivibile, due lacrime mi rigano il volto. Sono cariche di gioia e di emozioni troppo grandi per restare chiuse. In quelle piccole gocce è racchiuso tutto il sapore di una piccola vittoria. Lo spettacolo dalla vetta è indescrivibile. Un senso di pace immenso. Quassù mi sento più vivo che in qualsiasi altro posto. Alzo gli occhi al cielo e penso solo...GRAZIE!!!!